La letteratura scientifica indica che l’uso di medicine non convenzionali nei pazienti oncologici, è in costante aumento, stimato tra il 37% e l’83% per l’utilizzo di queste terapie nel loro complesso, e dal 13% al 63% per i preparati a base di erbe. I valori, ovviamente, variano da nazione a nazione e l’Italia, fino ad ora, non è stata ai primi posti. Il passato 28 aprile, però, il Dipartimento di
Medicina Sperimentale dell'Università di Firenze, in collaborazione con l'
Azienda ospedaliera Careggi, ha finalmente portato a termine un progetto che rappresenta il riconoscimento ufficiale della fitoterapia, non solo come una valida alternativa ma anche una terapia coadiuvante della medicina tradizionale. E così, nasce la prima struttura a livello nazionale di ricerca integrata in fitoterapia e fitovigilanza oncologica e d’interazione pianta-farmaco.
Combinare medicina tradizionale e medicina alternativa? Si può. Ecco come.
Questo studio congiunto, coordinato dal professor
Gian Franco Gensini e
Fabio Firenzuoli, è costituito da urologi, oncologi, manager della sanità, specialisti in scienze della nutrizione ed esperti in agopuntura, medicina manuale e fitoterapia che hanno come scopo quello di:
- Progettare protocolli di ricerca applicata.
- Fornire consulenze riguardo le possibili interazioni farmacologiche.
- Formulare supporti sull'uso combinato delle terapie, in modo da costruire linee guida e definire un network di competenze e professionalità per creare solide evidenze scientifiche.
Le conseguenze per i pazienti
La collaborazione clinica fra questi esperti aiuterà i pazienti oncologici a:
- Ridurre gli effetti collaterali delle terapie oncologiche e a favorire il rispetto dei ritmi previsti dai cicli terapeutici.
- Offrire un supporto globale alla persona facilitandone la riabilitazione.
- Aiutare ad affrontare sintomi e sindromi di difficile soluzione.
È ipotizzabile, inoltre, che grazie a questo nuovo approccio si possa contribuire, in futuro, anche a ridurre la spesa sanitaria.
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